Avvocati criptovalute

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Criptoattività, la regolamentazione europea è un salto in avanti o una camicia di forza?

di Massimo Simbula, Fulvio Sarzana e Massimiliano Nicotra*
 tempo di lettura 4 min

Il MiCAR offre certezza a numerose imprese del settore ma anche maggiore sicurezza ai risparmiatori

 

Il 9 giugno 2023 è una data storica per il mondo delle cripto-attività nell’Unione Europea. In questa data viene infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione (L 150/40) il Regolamento (UE) 2023/1114. Un regolamento che ai più è meglio noto come MiCAR, ovvero “Market in Crypto Asset Regulation”. Tuttavia gran parte delle sue regole saranno pienamente applicabili solo successivamente e per l’esattezza solo dopo i successivi 12 e 18 mesi a seconda della tipologia di materia trattata.

Il caso delle stablecoin

In ogni caso a giugno si dovranno applicare le disposizioni in tema di stablecoin, che MiCA divide tra (i) gli Asset Referenced Token (ART), ovvero quei token connessi ad un paniere di più asset fiat/crypto ed altri beni o valori e (ii) gli E-money Token (EMT) – token che fanno riferimento a una singola valuta fiat.

 

Ciò significa che gli emittenti di stablecoin dovranno richiedere l’approvazione delle autorità nazionali competenti prima dell’emissione di tali tipologie di cripto-attività, redigere e pubblicare un white paper in caso di approvazione e rispettare i requisiti in materia di condotta, comunicazioni di mercato, capitale, liquidità, proof of reserve e diritto di riscatto dei prenditori.

 

Le stablecoin stanno assumendo un ruolo di rilievo nello scambio di criptovalute: basti pensare che Tether (USDT), ovvero il player più importante delle stablecoin ha recentemente annunciato che, a partire dal 5 settembre 2023 le sue partecipazioni nei buoni del Tesoro Statunitensi sono salite a ben 72,5 miliardi di dollari.

 

Questa sostanziale manovra finanziaria ha catapultato Tether al 22° posto tra i maggiori detentori di asset del Tesoro americano, superando nazioni sovrane come gli Emirati Arabi Uniti, il Messico, l’Australia e la Spagna per quanto riguarda le disponibilità del Tesoro americano.

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