Corte di Cassazione: quando l’uso di Facebook può rappresentare istigazione a delinquere.

Avvocato Roma Studio Legale

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Facebook può essere veicolo di istigazione a commettere reati con finalità di terrorismo, e per giunta aggravati dall’uso dello strumento telematico.

E’ quanto affermato dalla Corte di Cassazione in una ordinanza depositata il 3 novembre scorso.

La Corte, nell’analizzare la posizione di un soggetto che aveva realizzato diversi profili sul social Network californiano attraverso i quali lo stesso  mostrava adesione ai principi propugnati dal sedicente Stato Islamico, è giunta alla conclusione che l’adesione a tali principi fosse chiaro indice dell’apologia ed istigazione al  compimento di reati legati al terrorismo.

Il Supremo Collegio ha quindi ritenuto che l’azione posta in essere non fosse riconducibile ad una condotta di libera manifestazione del pensiero, da ritenersi lecita e penalmente non rilevante , quanto piuttosto ad una condotta di pubblica apologia, diretta ed idonea alla violazione delle leggi penali, potendosi pertanto configurare il più grave reato  previsto dall’art 302 cod. pen. di istigazione a commettere il reato di cui all’art. 280 c.p. ( norma che prevede  l’attentato con finalità di terrorismo funzionale a provocare la morte di più persone).

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