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La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha pronunciato oggi, nel procedimento c-610/15, una sentenza importante nel mondo della musica e dei film su internet.
La Corte ha in sostanza ritenuto che la fornitura e la gestione di una piattaforma di condivisione online di opere protette dal diritto d’autore (nella fattispecie di torrent), alimentata dai singoli utenti, come è la nota e controversa piattaforma «The Pirate Bay», possa costituire una violazione del diritto d’autore.
Secondo la Corte esiste una responsabilità da parte degli Amministratori delle piattaforme per la messa a disposizione di opere su internet da parte dei singoli utenti.
Quindi, secondo la Corte di giustizia, i gestori delle piattaforme di condivisione rispondono a condizione che: intervengano in qualche modo sull’indicizzazione e gestione dei vari file e pongano in essere una suddivisione in categorie delle opere disponibili ovvero che gli stessi provvedano ad eliminare i file torrent obsoleti o errati e a filtrare in maniera attiva determinati contenuti.
Infine, ha sottolineato la Corte UE nelle sue osservazioni, il gestore di un sito di condivisione può rispondere qualora si provi che la piattaforma generi, attraverso gli introiti pubblicitari, uno scopo di lucro.
Ora se la sentenza poteva in qualche modo essere attesa, visto il controverso ricorrente, nondimeno la stessa sembra poter avere effetti paradossalmente non nel mondo della pirateria, ma nel settore del videosharing legale e in quello dei social network.
Questo perché l’aver affermato che la messa a disposizione di opere in una piattaforma di condivisione costituisce una comunicazione al pubblico ha più effetti nei confronti dei cosiddetti User Generated Content (UGC), ovvero le piattaforme di condivisione gratuita, come può essere Youtube, che nel mondo della pirateria vera e propria, che risponde a logiche diverse, nell’era dello streaming, a quello che l’antiquato modello di downloading di torrent proposto da pirate bay proponeva.
L’affermazione in base alla quale infatti il gestore è responsabile qualora intervenga ad eliminare i files o a filtrare in maniera attiva determinati contenuti, sembra prefigurare l’affermazione di un concetto di “hoster” attivo che assume diretta responsabilità per l’immissione in rete di contenuti ad opera di terzi.
Questo sembra escludere in maniera determinante i cd Cyberlocker, ovvero le piattaforme di gestione di files di grosse dimensioni con spazio autonomo per i singoli utenti, che alcuni vorrebbero, senza grandi prove però, come veicolo di messa a disposizioni di film e musica su internet.
Queste piattaforme infatti non indicizzano i files, non li catalogano, non intervengono a filtrare in maniera attiva i contenuti postati dagli utenti, e soprattutto hanno un modello di business basato sull’attivazione di abbonamenti premium all’interno del cyberlocker anziché a quello delle inserzioni pubblicitarie vero e proprio.
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