Diritto d’autore blocco del sito

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blocco  alle dirette-pirata delle partite di calcio sul web: ecco la norma in Parlamento

C’è un primo via libera, alla Camera, alla norma per eliminare dalle reti internet italiane e dai motori di ricerca la trasmissione in diretta, pirata, delle partite. Come per i contenuti illeciti (pedopornografici) scatterà una procedura accelerata e la rimozione del materiale.
Intervista all’Avvocato Fulvio sarzana di S.Ippolito, dello Studio legale Roma, Sarzana e Associati
Uno dei principali obiettivi della nuova norma p quello di creare un sistema di responsabilizzazione che coinvolga gli Internet service provider e gli hosting provider. Il testo prevede infatti che il titolare dei diritti violati possa compilare una lista con una serie di indirizzi Ip/Dns che distribuiscono contenuti illeciti: la lista potrà inoltre essere oggetto di un’istanza rivolta ad Agcom che sarà così nelle condizioni di emettere un’ingiunzione che verrà notificata agli Isp e agli hosting provider con l’obbligo di disabilitare, alla ricezione della notifica, l’accesso alle piattaforme che distribuiscono i contenuti, che spesso sono gli eventi sportivi in diretta di cui le pay tv hanno acquisito il diritto di trasmissione. Gli Isp potranno inoltre intervenire autonomamente per la disabilitazione dei flussi pirata appena avranno la certezza della situazione, anche a prescindere dal sollecito dell’authority. Ai motori di ricerca sarà affidato il compito di deindicizzare i siti web e le pagine internet “incriminate” a seguito della notifica da parte dell’Autorità dell’ordine di bloccO.
 

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Sono sempre più numerose le operazioni antipirateria volte contrastare il fenomeno della diffusione illegale di contenuti audiovisivi e le sanzioni penali comminate dai tribunali italiani agli autori ed utenti finali delle attività illecite.

Proprio nei giorni scorsi, il Tribunale di Locri ha condannato il socio e l’amministratore di un locale commerciale alla pena di 4 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di euro 1.800 ciascuno, per la diffusione all’interno del locale di canali Sky attraverso servizi IPTV illeciti. A carico dei due soggetti condannati in primo grado di giudizio anche il pagamento delle spese processuali e la confisca e successiva distruzione del decoder loro sequestrato in precedenza.

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