Farmaci on line: i reati ed i sequestri on line

UN MAXI sequestro italiano di siti che vendono farmaci online, illegalmente. Da questa mattina il nucleo speciale frodi tecnologiche della Guardia di finanza sta portando avanti l’operazione per bloccare la vendita di medicinali in rete. A quanto risulta a Repubblica, in tutto gli ordini di sequestro preventivo sarebbero 129 a carico di altrettanti siti accusati di vendere anche in Italia prodotti oppiacei, eutanasici, medicinali contro le disfunzioni erettili maschili ed anabolizzanti.

 

I sequestri infatti avvengono per il reato previsto dall’art 147, 4 ter del decreto legislativo n 219, del 2006, come modificato dal decreto legislativo 19 febbraio 2014, n. 17, secondo cui “4-ter. Fatta eccezione per le farmacie e gli esercizi commerciali di cui all’articolo 5, comma 1, del citato decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, sul territorio nazionale, mette in vendita medicinali al pubblico a distanza mediante i servizi della società dell’informazione è punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da euro tremila a euro diciottomila”.  I siti, i cui server erano presenti in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Federazione Russa, avevano messo a punto un sistema di ecommerce in grado di supportare le transazioni attraverso le carte di credito principali e Paypal.

“Si tratta del sequestro più importante in Italia che ha riguardato farmaci on line, mentre nel 2011 la Procura di Milano aveva invece sottoposto ad indagine più di 2000 persone che avevano acquistato su internet, e fatto pervenire all’aeroporto di Linate, i medicinali per le disfunzioni erettili maschili”, dice Fulvio Sarzana, avvocato specializzato in diritto online. La Procura aveva poi chiesto l’archiviazione per quelle persone, perché il fatto non costituisce reato.

“Il nuovo maxi sequestro è una novità importante anche considerato che negli ultimi anni, il potere di inibizione di siti internet sembrava essere stato delegato al Ministero della salute su impulso dell’Agenzia Italiana del farmaco. E che, dal punto di vista dei consumatori, l’Antitrust aveva emesso, secondo quanto previsto dal Codice del Consumo.

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