Wi-Fi: profili giuridici e opportunità di mercato

Wi-Fi: profili giuridici e opportunità di mercato
ne parliamo con:

Fulvio Sarzana di S.Ippolito e Guido Villa
Consulenti per l’ innovazione tecnologica nella P.A.

Facciamo chiarezza su un termine che è già di moda: “Wi- Fi” Lo si sente, sussurrato con maggiore o minore convinzione, anche dai non “addetti ai lavori”. In effetti, però, non sono in molti a conoscerne l’effettivo significato e, soprattutto, le potenzialità di utilizzo.
Il termine “wi-fi” sta per “wireless fidelity” (letteralmente “fedelt‡ senza fili”), e si riferisce alla tecnologia di reti locali senza fili basata sulle specifiche 802.11, approvate dall’IEEE nel 1997 (Istitute of Electrical and Electronicsm Engineers). In pratica, utilizzando apparati costruiti secondo tali specifiche, Ë possibile realizzare una rete locale senza dover collegare fisicamente i computer tramite il classico cavo di rete, utilizzando invece una tecnologia di trasmissione basata su onde radio (la cd WLAN, che sta per Wireless Local Area Network). Una WLAN Ë composta tipicamente da un Access Point (la “centralina”) e da vari terminali dotati di schede “wi-fi”. Attualmente esistono schede “wi-fi” in vari formati (PCI, PCMCIA, CompactFlash, Ö), tali da permettere il collegamento alle WLAN di Personal Computer, Notebook, Palmari, ecc., senza contare che molti prodotti di ultima generazione vengono muniti di scheda “wi-fi” integrata.
Il notevole interesse suscitato dal “wi-fi” Ë pienamente giustificato dall’estrema funzionalit‡ offerta da una soluzione “senza fili”; essa permette, fra l’altro, di evitare costosi e deturpanti cablaggi, e consente al medesimo tempo all’utente di muoversi all’interno della zona coperta dall’Access Point, mantenendo il collegamento con la rete (si pensi all’uso sempre pi˘ massiccio di pc portatili e palmari, nelle realt‡ lavorative).

Le criticit‡ della tecnologia senza fili.

Gli aspetti negativi legati all’uso di tale tecnologia possono riassumersi in:
a) l’utilizzo di onde radio con apparati che sfruttano potenze di trasmissione ridotte, comporta il rischio che alcune zone, che in teoria dovrebbero essere coperte, in realt‡ presentino mancanza o fluttuazione del segnale, con conseguente impossibilit‡ di collegarsi alla rete;
b) la velocit‡ di trasmissione effettiva (da 2 a 6Mbit/sec, a secondo dell’intensit‡ del segnale) si discosta sensibilmente dalla velocit‡ massima teoricamente raggiungibile (tipicamente 11Mbit/sec per lo standard 802.11b);
l’estrema vulnerabilit‡ delle reti wireless rispetto ad intrusioni non autorizzate.

I ” dubbi” della normativa “Wi-Fi”.

Come per tutti i sistemi che utilizzano trasmissioni radio per il loro funzionamento, l’utilizzo delle apparecchiature “wi-fi” Ë regolamentato da specifiche disposizioni normative.
L’utilizzo di apparecchiature 802.11 Ë regolato dal D.P.R. n. 447/01 entrato in vigore il 1∞ gennaio 2002. Per utilizzare le apparecchiature “wi-fi” non Ë pi˘ richiesta alcuna concessione, dal momento che, a seguito della legge n. 448/1998, Ë stato adottato il nuovo regime delle licenze individuali e delle autorizzazioni generali per i servizi di telecomunicazione ad uso privato.
Per quanto riguarda l’utilizzo dello spettro di frequenze, poi, esso Ë stato regolamentato dal D.M. del Ministero delle Comunicazioni 28 febbraio 2000 di “Approvazione del piano nazionale di ripartizione delle frequenze”. Tale piano di ripartizione ha stabilito che le frequenze della banda 2.400-2.483,5 MHz (quelle per l’appunto utilizzate dagli apparati “wi-fi”) possono essere impiegate per usi civili per reti locali per trasmissione dati a larga banda con tecniche a dispersione di spettro (R-LAN) in accordo con la raccomandazione della CEPT ERC/REC 70-03 (il CEPT Ë la Conferenza Europea delle Poste e Telecomunicazioni).
E’ necessario chiarire, tuttavia, che il libero utilizzo di tali apparati Ë consentito solo in alcuni casi; nel caso in cui l’utilizzo non rientri in quelli elencati, sar‡ necessario richiedere un’autorizzazione generale al Ministero delle Comunicazioni.
Il D.P.R. n. 447/01, infatti, all’articolo 5 stabilisce che “un’autorizzazione generale e’ necessaria nel caso di: [Ö] b) installazione o esercizio di sistemi che impiegano bande di frequenze di tipo collettivo: [Ö] 2.2 di installazione o esercizio di reti locali radiolan e hiperlan, ad eccezione di quanto disposto dall’articolo 6, comma 1, lettera b);” . L’articolo 6, comma 1 lettera b, esclude quindi la necessit‡ di un’autorizzazione generale per “reti locali di tipo radiolan e hiperlan nell’ambito del fondo, ai sensi dell’articolo 183, comma secondo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973;”
Il D.P.R. n. 156 del 1973 , “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia postale, di bancoposta e di telecomunicazioni”, chiarisce il concetto di collegamenti realizzati nel fondo, concetto essenziale per la corretta interpretazione del dettato normativo dell’articolo 6 del D.P.R. n. 447/01.
Si Ë detto, infatti, che per utilizzare liberamente i sistemi “radio lan”, essi devono operare necessariamente all’interno del fondo. Orbene, l’articolo 183 comma 2 del sopra citato D.P.R., consente ” [..] al privato di stabilire, per suo uso esclusivo, impianti di telecomunicazioni per collegamenti a filo nell’ambito del proprio fondo o di pi˘ fondi di sua propriet‡, purchÈ contigui, ovvero nell’ambito dello stesso edificio per collegare una parte di propriet‡ del privato con altra comune, purchÈ non connessi alle reti di telecomunicazione destinate a pubblico servizio.
Rimane di dubbia interpretazione l’ultima parte della disposizione, che vieta la connessione alle reti di telecomunicazione destinate a pubblico servizio. E’ tuttavia doveroso ricordare che tale norma venne emanata trent’anni fa, quando il panorama delle telecomunicazioni era assai diverso da ora. Un’interpretazione verosimile del combinato disposto dell’articolo 6, comma 1 lettera b, del D.P.R. n. 447/01 con l’articolo 183 comma 2 del D.P.R. n. 156 del 1973, tuttavia, potrebbe anche portare a ritenere che la connessione ad Internet di una radio lan realizzata all’interno del fondo, non rientri nell’ambito del c.d. “libero uso”.
Altro lecito dubbio Ë quello relativo alla limitazione all’ambito del fondo di un’emissione in radiofrequenza che, come noto, segue le leggi della fisica e non quelle poste dal legislatore. Seppur di portata limitata, infatti, una rete “wi-fi” installata da un condomino di un palazzo, ad esempio, con tutta probabilit‡ estender‡ la propria copertura anche ai “vicini di casa”.

“Wi fi:” una opportunit‡ per il mercato.

Dall’analisi della normativa generale ad oggi applicabile al “wi-fi”, dunque, emerge come l’utilizzo per uso privato sia ad oggi regolamentato dal D.P.R. 477 del 2001. E’ necessario tuttavia affrontare un problema che, al momento, sta generando confusione, perplessit‡ e forte attesa fra le categorie a vario titolo interessate (primi tra tutti i licenziatari UMTS, gli Internet Service Provider e gli operatori di telecomunicazioni in generale): la possibilit‡ di utilizzare sistemi “wi-fi” per fornire servizi a pagamento, o comunque per finalit‡ commerciali.
La questione Ë delicata, poichÈ un servizio al pubblico basato su tecnologia “wi-fi” entrerebbe in diretta “collisione” commerciale con un altro servizio di telecomunicazioni in fase di attivazione: l’Umts.
La caratteristica peculiare dell’Umts (Universal Mobile Telecommunication System), al di l‡ delle semplicistiche affermazioni che lo vedono descritto semplicisticamente come un video-telefonino, Ë infatti quella di permettere comunicazioni mobili con alta velocit‡ di trasmissione dati. Se infatti un terminale Gsm puÚ trasmettere dati fino alla velocit‡ di 9.600 bit per secondo, la tecnologia Umts dovrebbe consentire velocit‡ comprese tra i 144.000 e i 384.000 bit per secondo.
Orbene, nel nostro Paese la gara per l’assegnazione delle licenze Umts si svolse nel 2000 con grande clamore, suscitato soprattutto dalle cifre stratosferiche che, nel resto d’Europa, gli operatori avevano pagato ai singoli governi per vedersi aggiudicare l’agognata licenza. Se si pensa che ognuno degli operatori risultati vincitori della gara per l’assegnazione delle licenze Umts ha sborsato pi˘ di 4.000 miliardi delle vecchie Lire, si puÚ comprendere l’importanza che riveste un efficace sfruttamento commerciale di questa tecnologia.
Mentre gli operatori di telefonia mobile erano intenti nella progettazione delle infrastrutture di rete, attendendo altresÏ lo sviluppo di terminali idonei ad operare nel sistema UMTS, la tecnologia “wi-fi” incontrava sempre pi˘ consensi da parte degli utenti, grazie alla semplicit‡ di utilizzo ed ai costi contenuti di installazione.
Pur essendo evidente che tramite il “wi-fi” non potranno mai essere offerti tutti i servizi propri di una tecnologia come l’Umts, Ë innegabile che, se da un lato l’effettiva possibilit‡ di utilizzare terminali di telefonia mobile di terza generazione si fa attendere, il “wi-fi” Ë ad oggi alla portata di tutti, e puÚ essere implementato praticamente su tutte le strutture informatiche pre-esistenti, fornendo la possibilit‡ di estendere la copertura Internet a larga banda in aree non ancora raggiunte da adeguate infrastrutture di rete fissa, oppure di permettere il collegamento Internet tramite palmari o notebook in aree pubbliche ad alta frequentazione.

Il Ministro delle Comunicazioni Gasparri lancia una fase sperimentale per il “Wi-Fi”.
Come si Ë detto, da parte delle societ‡ di telecomunicazioni ma anche delle Pubbliche Amministrazioni, l’interesse verso lo sfruttamento della tecnologia “wi-fi” per la fornitura di servizi al pubblico Ë altissimo. Ad oggi tale attivit‡ non Ë ancora regolamentata da alcuna previsione normativa. Come affermato recentemente dal Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, tuttavia, la regolamentazione per l’uso pubblico del wi-fi sara’ pronta entro poche settimane: ”Stiamo lavorando e siamo a buon punto. C’e’ ancora un passaggio con l’Authority delle telecomunicazioni, ma siamo nella fase conclusiva”.
Nel novembre 2002 il Ministro Gasparri si era gi‡ espresso in termini rassicuranti verso gli operatori interessati: ”Il sistema delle telecomunicazioni in passato e’ stato fin troppo tartassato. Il Ministero delle Comunicazioni non ha ancora deciso se tassare o no l’utilizzo del wi-fi in ambito pubblico, ma non intendiamo praticare condizioni di mercato difficili o afflittive per gli operatori, ne’ costi significativi sotto il profilo industriale. E’ una tecnologia da stimolare – ha aggiunto il Ministro – Stiamo per prevedere una regolamentazione per le wireless lan ad uso pubblico e ci auguriamo che ci sia un intervento omogeneo a livello europeo”.
Nel frattempo, in virt˘ dell’articolo 22 del D.P.R. n. 447/01, che consente “la sperimentazione di sistemi e di apparecchiature di radiocomunicazione, previo rilascio di licenza individuale temporanea o conseguimento di autorizzazione generale temporanea”, alcuni operatori hanno iniziato la sperimentazione, che deve essere effettuata su aree limitate e senza scopo di lucro verso l’utenza.
Una delle sperimentazioni pi˘ complesse Ë effettuata dalla societ‡ Megabeam Italia S.p.a., che attualmente offre il servizio di connessione ad Internet tramite “wi-fi”nelle aree passeggeri degli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Linate e Verona, oltre che in alcuni alberghi della Capitale e di Milano. A confermare l’attenzione dei big delle TLC per il wireless-internet, Ë di un paio di giorni fa la notizia che Telecom Italia ha sottoscritto l’accordo per l’acquisizione del 100% del capitale sociale di Megabeam Italia S.p.A., per un corrispettivo di 11,5 milioni di Euro. “Telecom Italia” si legge nella nota “ha avviato a dicembre dello scorso anno la sperimentazione in luoghi pubblici. Oltre a collaborare con la stessa Megabeam su alcune location, Telecom Italia sta rapidamente estendendo la copertura della sperimentazione cosÏ da includere importanti aree di interesse pubblico quali ad esempio stazioni ferroviarie, aeroporti, centri congressi ed alberghi.”
Da segnalare Ë anche l’interessante esperimento effettuato dal Comune di Vicopisano, che ha realizzato una rete municipale adottando un’infrastruttura basata interamente su tecnologia wireless. Prima ancora della sperimentazione del wi-fi avviata dal Ministro delle Comunicazioni Gasparri, il comune ha inaugurato la rete civica VicoNet
Quattro anni fa, il comune ha avviato la sperimentazione dello standard 802.11 (per l’accesso ad Internet senza fili) connettendo in un’unica rete il palazzo comunale, la biblioteca e la sede della polizia municipale. Ad oggi l’Intranet comunale consente le iscrizioni ai cittadini residenti ed alle imprese, adottando lo standard IEEE 802.11b, dando luce alla rete civica Viconet.
Dell’utilizzo delle Radio Lan, quindi, potranno auspicabilmente beneficiare non solo i passeggeri degli aeroporti, gli ospiti dei grandi alberghi, ed in generale i cittadini delle grandi metropoli: lo sviluppo di radio lan in piccole localit‡ dove le infrastrutture fisse (Fibra Ottica, Adsl) probabilmente non arriveranno mai, infatti, potr‡ fornire un impulso decisivo alla diffusione della tanto agognata banda larga, aiutando a ridurre il c.d. digital divide.

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